L’ambientamento alla scuola dell’infanzia e il sostegno alla genitorialità

L’ambientamento alla scuola dell’infanzia rappresenta indiscutibilmente un momento molto delicato per il bimbo e per la sua famiglia.

Per i bambini significa vivere un’intensa separazione (spesso per la prima volta), adattarsi a un nuovo ambiente tutto da scoprire, costituito da altri bimbi e da adulti sconosciuti e scandito da tempi e abitudini diversi.  Anche per i genitori l’approccio con la scuola non è sempre facile: con la consuetudine e la costruzione di un rapporto di fiducia con gli educatori, i quali devono essere sempre a disposizione delle famiglie.

Prima di addentrarci nel discorso vero e proprio ambientamento del bambino a scuola parliamo un attimo di genitorialità .

L’arrivo di un figlio comporta un radicale cambiamento nella coppia che compie una transazione  ossia processo complesso e delicato che porta la coppia a diventare coppia genitoriale. La transizione, come sempre, porta con sé una crisi. Tale crisi non è necessariamente sinonimo di problema o addirittura di patologia ma è sinonimo di cambiamento e il cambiamento, quasi sempre, implica possibilità e rischi.
La nascita di un figlio comporta una serie di importanti modificazioni per la coppia:
– Le cure di cui un bambino piccolo necessita di norma richiedono tempi significativi che prima la coppia dedicava a se stessa e al proprio tempo libero.

Il tempo per stare insieme, divertirsi, rilassarsi, dopo l’arrivo di un figlio si riduce drasticamente.
– Prima della nascita di un figlio la coppia ha come unica responsabilità il sostentamento, il mantenimento e la sopravvivenza di sé stessa. Con la nascita di un figlio il carico di responsabilità sulle spalle dei genitori aumenta notevolmente e con esso possono aumentare anche la paura di non farcela a sostenere tale carico e la sensazione di “perdita di libertà”.

Con il diffondersi della famiglia nucleare a scapito di quella patriarcale, per ovvie ragioni legate a dinamiche socioeconomiche e alla mobilità territoriale delle giovani coppie che vivono lontano dalla famiglia d’origine, la coppia genitoriale si trova a dover affrontare le sue nuove importanti responsabilità praticamente da sola. Le strutture di supporto sul territorio sono un utile supporto alla famiglia.

– Il post partum è un momento estremamente difficile per la mamma. Di norma compaiono malinconia e una certa tristezza e questo essenzialmente per ragioni sia psicologiche che biologiche. L’accudimento di un figlio può rappresentare per una donna un compito umano troppo difficile verso il quale si sente completamente sguarnita. E’ più che normale sentirsi impreparati e preoccupati ad affrontare tale compito ma spesso tale preoccupazione determina una sorta di “paralisi” ad agire, ad occuparsi del proprio bambino, a curarlo e coccolarlo e un sentimento di dolorosa inadeguatezza. Ciò che ne deriva è uno stato di tristezza profonda che spesso sfocia in una vera e propria depressione. La vita della coppia evidentemente risente di tutto ciò in maniera molto significativa.

Con l’arrivo di un figlio, l’attenzione delle mamme viene catalizzata quasi interamente dal bambino e dal suo accudimento e questo, spesso, fa si che i papà si sentano trascurati ed estromessi dal rapporto privilegiato tra madre e bambino. Sempre più spesso, però, accade di assistere all’esatto contrario, ovvero papà che diventano un tutt’uno con il loro nuovo ruolo di genitori e mamme che soffrono perché si sentono trascurate e messe da parte.

Come fare per far sì che questo delicato passaggio di vita possa costituire per la coppia un momento in cui ritrovarsi anziché perdersi? Non è un compito semplice. Non lo è in quanto ciò che è realmente determinante in questo processo è l’equilibrio che la coppia aveva stabilito prima della nascita di un figlio. E’ evidente che una coppia che funzionava in maniera problematica già prima del lieto evento rischia molto più di una coppia che, invece, aveva conquistato un buon funzionamento complessivo.

  • Sforzarsi di trovare del tempo per la coppia
    Può sembrare impossibile farlo quando in due, oltre a lavorare, ci si deve occupare di un neonato ma è di fondamentale importanza che la coppia si ritagli uno spazio proprio nel quale il bambino non c’è o è sullo sfondo. La coppia dovrebbe vivere questo spazio come un appuntamento (quotidiano, settimanale ecc.) irrinunciabile da pianificare a tutti i costi.
  • Perdonarsi per le proprie paure
    Avere paura di mettere al mondo un figlio e di accudirlo è la cosa più normale del mondo. Non c’è nulla di male o di patologico nell’avere paura, anzi, la paura ci serve per mettere in campo tutte le nostre risorse per svolgere al meglio i compiti difficili. Quando pensiamo di non farcela spesso stiamo sottostimando le nostre capacità e sovrastimando il pericolo. Pensiamo a tutte le volte che abbiamo avuto paura di qualcosa e poi ci siamo detti, dopo aver affrontato questo qualcosa, che forse non c’era da avere così tanta paura. Inoltre, sforziamoci di riflettere sul perché proprio noi non dovremmo farcela?
  • Chiedere aiuto e sfruttare i servizi offerti (sezione primavera, asilo nido )
    Quando il peso dei problemi e delle difficoltà quotidiane diventa insostenibile è bene allentare la tensione e lasciarsi aiutare. Chiedere aiuto non è sempre facile, a volte la coppia ha la sensazione di dovercela fare da sola a gestire un bambino e sente che chiedere aiuto rappresenti una sorta di piccolo fallimento. In altri casi la coppia può temere di essere di peso se chiede aiuto e così facendo si priva della possibilità di scoprire che a volte genitori, amici e parenti sono ben contenti di rendersi utili.
  • Mettersi in testa che I genitori perfetti non esistono
    E’ quello che ogni neogenitore dovrebbe ripetere a sé stesso tutte le volte che si sente inadeguato o teme di poter sbagliare con il proprio figlio. Sentirsi preoccupati e paralizzati dalla paura di sbagliare è normale, specie quando nostro figlio è il primo nato ma questo non fa di noi genitori inadeguati o inetti.

 

Un valida parentesi da aprire  l’inserimento per il bimbo

Con il termine inserimento si definisce l’inizio dell’esperienza del genitore, del bambino e dell’educatore nel momento dell’ingresso a scuola; nella dimensione familiare si introducono elementi nuovi: ambienti, persone, orari e modalità relazionali diverse. Per la prima fase di “impatto” è necessaria la presenza di uno dei due genitori con modalità e tempi che verranno decisi dalle educatrici insieme ai genitori in base alle reazioni del bambino. è un momento molto coinvolgente dal punto di vista emotivo per tutti i soggetti che vengono coinvolti. Non esiste un’unica soluzione per portare a “buon fine” l’ambientamento, esistono diverse strategie per idiversi bambini.

 

Il punto di vista dell’educatrice o insegnate

Anche per le educatrici/insegnati con anni di esperienza l’ambientamento rappresenta un momento di grande impegno emotivo e relazionale, dove sembra che conoscenze teoriche e anni di esperienza non bastino a cogliere la complessità che ogni bambino diverso nella sua unicità porta con sé. Ogni bambino, ogni famiglia costituisce una novità e una “risorsa” con cui entrare in sintonia. Non è facile conoscere i bisogni dei bambini e costruire una relazione significativa. È un processo che va ben oltre il momento dell’ambientamento e si costruisce lentamente sulla base di una fiducia e grazie ad una comunicazione costante.

In questa fase, così come per tutta la permanenza del bimbo nella scuola dell’infanzia, è necessaria una forte collaborazione tra genitori ed educatrici che in termini concreti significa: – scambio reciproco di informazioni, che permetta alla famiglia di sapere e capire com’è organizzata la scuola  e quale progetto educativo vi è alla base e alle educatrici di entrare meglio in contatto con i bisogni del bambino e della famiglia – assicurare continuità tra casa e scuola, cercando insieme soluzioni per le situazioni che via via si presentano e per affrontare in modo coerente le problematiche legate all’educazione.

 

Il punto di vista del bambino

  1. Che cosa significa l’inserimento per il bambino?

La psicologia dell’età evolutiva ha dedicato, negli ultimi trent’anni, una crescente attenzione alle prime fasi dello sviluppo sottolineandone la precocità di molte acquisizioni. Si è scoperto che il bambino, fin dai primi momenti di vita, è competente ed attivo nei confronti dell’ambiente circostante, e dotato di capacità proprie.

Nello sviluppo affettivo e cognitivo del bambino viene riconosciuta grande importanza alla socialità intesa sia come sviluppo di rapporti di attaccamento nei confronti di adulti significativi (genitori ma anche figure di accudimento), sia come relazione sociale con i coetanei che inizia fin dalla prima infanzia. Quindi entrare al a scuola per il bambino significa:

 – conoscere spazi e persone mai viste prima;

– abituarsi ad un’organizzazione della giornata diversa da quella di casa;

– imparare a stare bene anche lontano dai genitori;

– accettare altri punti di riferimento;

– accettare di relazionarsi e “mediare” con altri bambini;

– superare le frustrazioni e, in questo modo, imparare ad affrontare meglio la realtà.

  1. Quali comportamenti il bambino può manifestare in questa fase?

A scuola :

– il bambino piange quando il genitore si allontana dal nido;

– il bambino ricerca un rapporto fisico “privilegiato” con l’educatore;

– il bambino si porta da casa, o porta a scuola, un oggetto che gli dà sicurezza;

– il bambino inizialmente potrebbe non accettare di essere consolato dall’adulto e rifiutare il rapporto con gli altri bambini.

Alcuni di questi comportamenti possono presentarsi successivamente perché i bambini sono presi dalla curiosità e dalla novità e non mostrano immediatamente queste reazioni.

A casa:

– il bambino ricerca con più insistenza uno dei due genitori o tutti e due;

– manifesta eventuali cambiamenti nel momento del pasto o del sonno;

Questi comportamenti o atteggiamenti sono normali e legati al fatto che il bambino deve abituarsi alla nuova esperienza, solitamente si risolvono nel giro di breve tempo.

 

Il punto di vista del genitore

 Molti genitori tendono a sottovalutare le potenzialità e le abilità del bambino dai i tre anni; un ambiente appositamente strutturato e dotato di personale qualificato può offrire un’ampia possibilità di esplorazione rispondendo ai bisogni cognitivi del bambino.

La funzione della scuola dell’infanzia non riguarda solo gli aspetti cognitivi; anche nel campo delle relazioni sociali con gli adulti e con i coetanei  può svolgere un ruolo prezioso. La scuola dell’infanzia  è la prima opportunità importante anche per i genitori come occasione di confronto, di crescita, per acquisire competenze in rapporto allo sviluppo e ai problemi dell’educazione dei figli.

Solitamente le domande che maggiormente sorgono spontanee ai genitori sono le seguenti:

  1. In rapporto al bambino

– È giusto allontanarsi dal bambino che piange al nido?

– Si abituerà il bambino ai ritmi del nido?

– Il bambino mangerà, dormirà, etc. senza di me?

– Accetterà le educatrici della sua sezione?

– Si troverà bene in mezzo agli altri bambini?

  1. In rapporto a se stessi come genitori

– E’ possibile allontanarsi dal bambino senza essere troppo preoccupati?

– Il mio bambino sarà curato adeguatamente?

– Perderò il mio ruolo come figura di riferimento?

  1. In rapporto all’organizzazione del nido

– Le educatrici sono abbastanza preparate per prendersi cura del mio bambino?

– Come fanno a gestire più bambini insieme, quando io faccio fatica a gestirne uno?

– Il cibo è adeguato?

– Saremo informati dei progressi e delle conquiste dei bambini

Queste e altre domande potrebbero venire in mente, è normale. Soprattutto dal momento che le persone che si prenderanno cura del loro bambino sono per loro estranee, ma l’importante è esternare questi dubbi, chiedere chiarimenti per evitare che tensioni non espresse influiscano negativamente sull’ambientamento del bambino e sulla loro scelta del nido.

Perché un inserimento si consideri buono:

Il bambino deve essere in grado di separarsi dalla propria figura di riferimento affettivo e predisporsi verso nuovi attaccamenti, deve poter condividere col genitore spazi, oggetti, esperienze ludiche per essere in grado di investire l’ambiente-nido della presenza genitoriale e rendere meno frustrante la separazione, deve raggiungere uno stato di benessere con gli adulti ed i bambini attraverso sentimenti di fiducia e attaccamento.

La famiglia deve mettersi in condizione di conoscere la struttura e le routines del della scuola, essere predisposta ad allacciare rapporti di fiducia nei confronti dell’educatore/insegnate, che saprà consigliarlo e sostenerlo nello sviluppo psico-fisico del bambino; elaborare il distacco come affidamento non competitivo; rendersi consapevole di ciò che sta vivendo il bambino nei giorni d’inserimento riconoscendo e restituendo gli stati emotivi al figlio, accettare che nell’inserimento le esigenze e i tempi del bambino vengono al primo posto e per tanto preventivare un periodo d’assenza dal lavoro.

Solitamente le domande,  che maggiormente sorgono spontanee ai genitori sono le seguenti:

  1. In rapporto al bambino

– È giusto allontanarsi dal bambino che piange a scuola?

– Si abituerà il bambino ai ritmi della scuola?

– Il bambino mangerà, dormirà, etc. senza di me?

– Accetterà le educatrici/insegnati della sua sezione?

– Si troverà bene in mezzo agli altri bambini?

  1. In rapporto a se stessi come genitori

– E’ possibile allontanarsi dal bambino senza essere troppo preoccupati?

– Il mio bambino sarà curato adeguatamente?

– Perderò il mio ruolo come figura di riferimento?

  1. In rapporto all’organizzazione della scuola

– Le educatrici sono abbastanza preparate per prendersi cura del mio bambino?

– Come fanno a gestire più bambini insieme, quando io faccio fatica a gestirne uno?

– Il cibo è adeguato?

– Saremo informati dei progressi e delle conquiste dei bambini

Riflessioni

I bambini, chi prima chi dopo, si inseriscono tutti salvo casi eccezionali;  che sia la sezione primavera, il nido o la scuola dell’infanzia la loro prima esperienza bisogna tener presente però che, a parte la prima settimana di “impatto” al alla scuola, l’ambientamento vero e proprio ha bisogno di più tempo per realizzarsi, affinché il bambino si abitui ai ritmi, ai tempi, alle attività che vengono proposte. Di solito si ritiene che l’ambientamento sia concluso quando il bambino va a scuola con piacere, non piange al momento del saluto e durante la giornata e partecipa con curiosità e interesse alle proposte che gli vengono fatte insieme agli altri bambini. È normale che anche bambini “ben inseriti” possano presentare dei momenti di crisi, ad esempio dopo una assenza lunga per malattia o perché stanno vivendo a casa un momento di particolare tensione.

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