Disturbi dell’alimentazione

Il tema sui disturbi del comportamento alimentare è assai vasto e articolato, pertanto in questa circostanza percorreremo una panoramica generale sui comportamenti alimentari e i criteri diagnostici, per approfondire, in modo più accurato, le relazioni familiari.

L’Anoressia Nervosa e la Bulimia Nervosa sono disturbi della nostra epoca, caratterizzati dalla presenza di grossolane alterazioni del comportamento alimentare.  Distintivo dell’Anoressia Nervosa è il rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo normale. Mentre, la Bulimia Nervosa è caratterizzata da frequenti episodi di “abbuffate” seguiti dall’attuazione di mezzi inadatti per controllare il peso, come il vomito autoindotto, l’uso di diuretici e lassativi; il digiuno o l’attività fisica praticata in maniera eccessiva.

Una caratteristica comune ad entrambi i disturbi del comportamento alimentare è la presenza di una alterata percezione del peso e della propria immagine corporea[i].

Dati statistici dimostrano, che dagli anni ’60 a oggi l’incidenza dell’anoressia nervosa è raddoppiata, mentre la prevalenza della bulimia nervosa, riscontrate tra ragazze adolescenti e giovani adulte si aggira attorno all’un per cento. Questi dati, avvalorano la tesi che i disturbi dell’alimentazione possono essere una soluzione, sempre più comune, per una varietà di fattori stressanti intrapsichici, familiari e ambientali[ii]. Minuchin e collaboratori hanno descritto uno schema di invischiamento nelle famiglie dei pazienti anoressici, caratterizzato da una generale assenza di confini generazionali e personali. Ciascun membro della famiglia è ipercoinvolto nella vita di tutti gli altri, al punto che nessuno esperisce un senso di identità separata al di là della matrice familiare. Anche la Selvini Palazzoli ha evidenziato che le pazienti con anoressia nervosa non erano in grado di separarsi psicologicamente dalla madre, con il risultato di non aver mai acquisito uno stabile senso del proprio corpo. Inoltre, si è notato che i genitori di una paziente anoressica tendono a  proiettare la loro ansia nella figlia invece di contenerla[iii].

Anoressia

Secondo il DSM IV, il manuale Diagnostico e Statistico per i disturbi mentali[iv], riconosciuto a livello internazionale per la classificazione delle malattie mentali, si possono individuare dei criteri comuni essenziali per poter asserire che si  tratta di Anoressia Nervosa, fermo restando che si può dire che esistono tante forme di anoressia quante sono le pazienti.

Ciò che sul piano diagnostico caratterizza l’Anoressia Nervosa è una ricerca fanatica della magrezza correlata alla paura di ingrassare. Spesso chi soffre di Anoressia Nervosa vive il proprio peso in modo alterato e così  anche la forma del proprio corpo, per cui l’umore e l’autostima dipendono direttamente dal peso corporeo.

Come si può comprendere, ogni azione, ogni pensiero di una ragazza che soffre di questo disturbo, sono dovuti al contrasto  tra impulso fisiologico di aumentare il peso e il desiderio di esser magre o, per meglio dire, sottopeso. Lo scontro tra un’esigenza naturale e il desiderio di controllarla non è semplice, e lo sforzo necessario per vincere questa battaglia   quotidiana è così imponente che non lascia assolutamente tempo per dedicarsi ad altre cose. Tutto quello che circonda la ragazza in questi momenti appare passato in secondo piano, come se assumesse un valore secondario e irrilevante. Non è facile entrare in questo mondo, non soffermarsi all’apparenza, riuscire ad osservarle da dentro. Infatti, un esame superficiale può indurre gravi errori di interpretazione, inducendo  a banalizzare il problema e a iniziare con le ragazze una sterile guerra sul peso, sul corpo, sul cibo, che può provocare solo disperazione e senso di impotenza.  Così se vogliamo comprendere l’anoressia dobbiamo intendere la sua manifestazione esteriore come una risposta ad un profondo disagio interno.

Bulimia

La Bulimia Nervosa è un disturbo alimentare caratterizzato da episodi di “abbuffate” seguiti generalmente da comportamenti compensatori.  Le abbuffate consistono tipicamente nel mangiare grandi quantità di cibo. Il comportamento compensatorio utilizzato più frequentemente è il vomito autoindotto, ma possono esservi abusati anche lassativi e diuretici, talvolta associando a tutto ciò una eccessiva attività fisica con lo scopo di “neutralizzare” l’abbuffata precedentemente fatta. In questo comportamento è insito un tentativo  di alleviare il senso di colpa.

Il comportamento compensatorio è più distruttivo dell’ abbuffata in sé, per due ragioni: in primo luogo espongono il soggetto a un maggior numero di pericoli fisici e medici; in secondo luogo, tale comportamento aiuta a legittimare l’abbuffata; cioè  tende a vanificare l’abbuffata e aumenta la probabilità che questa in futuro venga ripetuta e acquisita come parte della propria condotta alimentare. La gamma dei comportamenti può variare di molto da persona a persona.  Mentre alcune delle pazienti si abbuffano e ricorrono  a questi comportamenti di compenso parecchie volte, altre lo fanno solo saltuariamente.  Varia anche ciò che si intende per abbuffata. Per una persona l’abbuffata potrebbe equivalere a cinquemila calorie di cibi dolci, mentre per un’altra potrebbe voler dire mangiare qualsiasi cibo che non sia ad alto contenuto calorico (ad esempio solo frutta). Allo stesso modo anche il comportamento compensatorio può presentarsi sotto parecchie forme, sebbene la maggior parte delle persone bulimiche si auto induca il vomito.

Le somiglianze tra la bulimia e l’anoressia comprendono la preoccupazione per la dieta, il cibo, il peso e la taglia; il disagio quando si è a tavola con gli altri e la ricerca dell’approvazione.  Inoltre, è possibile che molte bulimiche in precedenza erano state anoressiche, e molte di quelle che non lo sono state desiderano poterlo essere, cioè riuscire a non mangiare.

Anche con le ragazze che soffrono di bulimia non è facile entrare nel loro mondo, non soffermarsi all’apparenza e riuscire ad osservarle da dentro.  Così, ancora una volta,  se vogliamo comprendere il loro disagio dobbiamo intendere la manifestazione esteriore come una risposta ad un profondo malessere interno.

Bibliografia                                                                                                                       CANESTRERI R., GODINO A., “Trattato di psicologia”, CLUEB, Bologna, 2002.             DSM-IV, “Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali”, Masson,2004.

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MINUCHIN S.; “Famiglie e terapia della famiglia”, Astrolabio, Roma, 1976.

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TROMBINI G.; BALDONI F., “Disturbi psicosomatici”, Il  Mulino, Bologna, 2001.


[i] Cfr. DSM-IV, “Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali”, Masson,2004.

[ii] Cfr. Glen O. Gabbard, “Psichiatria e psicodinamica”,Raffaello Cortina Editore, Milano, 2002

[iii] Cfr. Glen O. Gabbard, “Psichiatria e psicodinamica”,Raffaello Cortina Editore, Milano, 2002

[iv] Per conoscere meglio i criteri diagnostici  sui disturbi del comportamento alimentari Cfr. DSM-IV, “Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali”, Masson,2004.